Le squadre pareggiano, la mediocrità vince, questa è la sintesi del derby del Ticino andato in scena allo “Speroni” tra Pro Patria e Novara.
Due squadre piene di problemi affrontati in modi completamente opposti. I piemontesi con una squadra zeppa di “over” e un solo under, la Pro Patria zeppa di under con un solo over.
Alla fine è stato uno spettacolo desolante con la Pro Patria ancora a secco di vittorie dopo sette giornate. Gli statistici diranno quando è stata l’ultima volta che accadde. In casa tigrotta è andato in scena il festival degli infortuni che ha dato modo a due giovanissimi come Sassaro e Reggiori di esordire in serie C, dopo che Alcibiade, vittima della gufata del Lupidi, si era stirato dopo tre minuti di gioco.
Dopo la scommessa persa di Lombardoni e l’infortunio di Travaglini, la panchina offriva a Mister Colombo solo due giovanissimi per coprire un ruolo così delicato. La prima scelta è stata Sassaro che si immolava per la (Pro) Patria andando a procurarsi un rigore salva risultato per poi uscire per un trauma cranico. Ecco allora la chance per Reggiori.
Trattasi di situazioni figlie di una campagna acquisti effettuata in piena spending review, che ha previsto scommesse in tutte le parti del campo e che oggi presenta il conto con una formazione che fatica a vincere contro chiunque.
Palazzi e Mallamo, vittime ieri dell’ennesimo infortunio, erano soggetti noti per tali tipi di problematiche, per loro parlano le presenze contabilizzate negli anni scorsi, per cui, non ci si sorprenda troppo e si eviti di parlare sempre e per forza di “sfortuna”. Sono fatti, non sfortuna.
Che poi, dopo la remunerata vendita di Ndrecka e Castelli, la Pro Patria sia ancora in attesa di un attaccante arruolabile alla settima di campionato, con un Beretta che ieri ha confermato di avere zero minuti nelle gambe, diluisce, senza peraltro azzerarle, le responsabilità di Mister Colombo, che ha davvero pochissime alternative di categoria in ogni zona del campo. Gli esterni belli o brutti che siano quelli sono, gli attaccanti pure e in difesa c’è addirittura carestia.
La conseguenza sono i risultati che confermano quanto il cerchio che generalmente Sandro Turotti sapeva far chiudere, quest’anno si sia ovalizzato per l’esagerato stress al quale è stato sottoposto.
Il ruolino di marcia è sotto ritmo rispetto al già non entusiasmante inizio dello scorso anno che portò a 8 punti dopo 7 giornate. Vittoria con Novara e Pergolettese, pareggi con Arzignano e Padova e sconfitte con Giana, Triestina e AlbinoLeffe. Poi, servì il miracolo del girone di ritorno, ma non è sempre festa.
Un miracolo che fu facilitato dal cambio modulo che favorì l’estro e la classe di Pitou. Una soluzione qui sempre caldeggiata ma che nello stesso modo si mette ora in discussione. Se una squadra deve sacrificare il suo dna di sempre, ossia il modulo 3-5-2 così ben interpretato col Padova, per favorire un talento, questo talento deve restituire una performance eccellente. Cosa che non sta avvenendo in questo inizio campionato, dove il rendimento del francese non giustifica tali favori in ambito tattico.
D’accordo le politiche di valorizzazioni e di plus valenza che la politica di via Cà Bianca predilige da tempo, ma insistere sul tema sembra davvero controproducente.
I tifosi, oltre ad essere felici di vedere giocatori ex militanti nei biancoblu in serie superiore, vorrebbero anche poter gioire per le vittorie della propria squadra che, nella prima parte del girone di andata dello scorso campionato, passando per la fine dello stesso e inizio del nuovo non si sono viste e questo non è certamente barattabile sempre e comunque con la soddisfazione di dire che Gatti, Latte Lath, Pierozzi e Caprile giocavano da noi. Si, ok, ma adesso loro sono dove sono e noi dove siamo.
Flavio Vergani