L’accento sull’ultima vocale fa spesso la differenza. In questo caso la vocale è la “a”, quella di priorità e volontà. La priorità, per ora fumosa, e la volontà di mettere a terra il progetto per stendere il manto sintetico – quelli di ultima generazione danno ampie garanzie – per togliere dal secondo campo da calcio, quello alle spalle dei popolari allo stadio “Speroni”, la patina di vergogna di cui è coperto.
Chi l’ha visto si domanda se quello scorcio di Busto Arsizio sia la foto della città, la più popolosa della provincia di Varese e fra le più prestigiose di Lombardia. Il progetto per trasformare un campo, dove faticherebbero a crescere le patate, in un decente impianto ad uso non solo della Pro Patria dei grandi, è in itinere da una vita. La Regione sborsa 300mila euro, altrettanti li mette il Comune.
Elementare Watson? Dovrebbe. Però il progetto non decolla e, nell’ultimo Consiglio comunale, dai banchi della minoranza è emerso il concetto, legittimo ci mancherebbe, secondo cui il faldone andrebbe accantonato perché ci sono altre priorità.
Anche Patrizia Testa, presidente di questa Pro Patria che sta catturando l’occhio per il bel gioco e i risultati esaltanti, avrebbe le sue priorità. Soprattutto economiche dovendo lei cercare fortuna, per il suo settore giovanile, dunque anche per ragazzi non residenti nella opulenta Busto Arsizio, che so a San Vittore Olona, Magnago, Vanzaghello. Viaggi costosi, difficoltà nell’avere sott’occhio la situazione e non solo tecnicamente.
Ma si sa: alla presidente è delegato il maggior veicolo di propaganda del Made in Busto, che fino a prova contraria è la Pro Patria, con oneri onerosi e onori quasi mai.
E allora non sarebbe una priorità dare finalmente una mano? E non sarebbe il caso che il sindaco Emanuele Antonelli, spesso meritoriamente sugli spalti dello stadio “Speroni”, o l’assessore Maurizio Artusa pigiassero sull’acceleratore? Loro sanno, o come sostengono i bustocchi dovrebbero sapere, qual è lo stato dell’arte, in quali condizioni si allena la prima squadra e quali ostacoli debbano superare i genitori e i ragazzi del settore giovanile. Ironicamente si potrebbe sottolineare che uno dei campi di allenamento è definito “la buca” e questa potrebbe essere davvero l’istantanea e ogni commento sarebbe superfluo.
Ma l’odissea del sintetico è una delle tante che ruotano attorno alla Pro. Immaginiamo la grottesca vicenda del parcheggio ex Maracanà diventato campi da gioco (allagato quando piove). Quando i tigrotti giocano in concomitanza con l’Antoniana bisogna arrangiarsi.
Silvio Peron
Articolo e foto pubblicati su www:prealpina.it