Ad un certo punto, è sembrato che la voce di Sandro Turotti avesse cambiato registro. Il tono è diventato sommesso, qualcuno ha persino avvertito quel segnale premonitore che precede le lacrime. Un segnale gestito prontamente che ha evitato di mostrare in modo chiaro una debolezza conseguente ad una grande delusione, ancora non metabolizzata. La retrocessione gli fa ancora male dentro, lo ha detto in modo forte e chiaro. E’ bastato ascoltare la sfumatura della sua voce per capire quanto sia profonda la ferita che ha macchiato una carriera prima vergine da retrocessioni. Proprio nell’anno nel quale aveva alzato le aspettative e dal quale si aspettava molte soddisfazioni. Qualcosa è andato storto, impossibile pensare diversamente, ma lui è uomo onesto, aziendalista e professionalmente ineccepibile, qualità che gli impediscono per eticità di dire dove, quando, come e perchè qualcosa non è andato come doveva. La sua voce non era disturbata solo per la retrocessione, lo era  anche per i due tifosi persi. Ha detto proprio così, sommando il dispiacere professionale con quello umano. Bello che abbia colto l’occasione per dimostrare attenzione e considerazione verso i tifosi. Non era un obbligo, era un’opportunità che solo i grandi sanno cogliere.

Avrebbe potuto godersi la pensione, avrebbe potuto andare altrove, ben voluto da chiunque. Ha preferito vendicare la retrocessione rimettendosi in gioco per non scappare come altri.”Come quelli che baciano la maglia, ma appena possono scappano”, chiaro il suo riferimento a qualcuno che ha tradito. Lo ha detto anche mister Greco a precisa domanda sui suoi insuccessi precedenti: “E’ andata male perchè allenavo una squadra fatta da giocatori e non da uomini”. Sempre il Mister ha posto l’accento sui riconfermati che hanno voluto rimanere e non su chi aspettava di essere riconfermato. Un ulteriore segnale dell’attenzione posta verso chi ha valori diversi dal saper fare la differenza in campo.

D’altra parte, il nuovo slogan parte proprio da qui “Una Pro…Va d’amore”. C’è chi la prova l’ha già data e chi si spera la darà. In campo e fuori dal campo.

Questa crediamo sia la vera discontinuità citata da Turotti. La nuova Pro Patria chiede prima uomini e poi giocatori e il ritornello è risuonato costantemente durante la conferenza stampa e crediamo che sia la base della nuova casa biancoblu.

La zona “ZTT”, ossia Zema, Testa, Turotti crediamo sia un patrimonio da tutelare, una certezza di solidità che ha permesso la riammissione, ma che è in grado di garantire anni di calcio diversi da quelli visti finora. Chi ci sarà domani lo vedremo, ma è importante poter sentire persone commuoversi di fronte ad una retrocessione o alla scomparsa di qualcuno che ha voluto bene alla Pro Patria. Bello sentire un allenatore nuovo che parla di quanto quello precedente ha narrato della Pro Patria, del suo fascino, della sua magia, della sua unicità. Valori di questa squadra e di questa società turbata dai recenti fatti che ha voglia di vivere, vincere, stupire. La piazza, come diceva Turotti, è stata colpita dai fatti, vive disagi, è spaesata, non crede più a niente e a nessuno dopo le attese disilluse.

Deve iniziare presto questo campionato per spazzare via il passato e pensare al presente. La Pro…va d’amore è chiesta a tutti e tutte e se tutti mantengono la promessa di matrimonio, allora la luna di miele sarà la risposta ai troppi recenti funerali in campo e fuori dal campo. il modo migliore per ricordare Raffaele e Leonardo è uno solo e non serve dire di più.

Gli innamorati si amano, litigano, si parlano e fanno pace. La prova d’amore parte proprio da qua. I separati in casa non possono aspirare a essere protagonisti della Pro..va d’amore. Vediamo chi accetta la sfida!

Flavio Vergani

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