La scelta di Massimo Sala ha lasciato perplesso qualche tifoso che si aspettava il grande nome, l’allenatore carismatico con un curriculum invidiabile. A volte però si sottovalutano alcune dimamiche del mondo del calcio e in particolare di quelle relative agli allenatori. Nessuno ama ascrivere sul curriculum una retrocessione per cui chi valuta lo fa con grande attenzione chiedendo garanzie che vanno oltre l’aspetto economico. Una squadra penultima in classifica che non vince da 15 turni e prima aveva vinto due volte sono elementi determinanti per un allenatore che, ammesso che ritenga valida la rosa della squadra, quasi sempre chiede non solo la propria assunzione ma anche quella di un suo staff di fiducia. Quindi secondo allenatore, preparatore dei portieri e preparatore fisico. Qui, la situazione si complica in quanto significa stravolgere l’intera struttura tecnica a metà campionato, oltre che dover affrontare extra costi. Chi non chiede questo è un allenatore non tra i top di categoria che sempre si muovono con uno staff al seguito. Fatto questo ragionamento ecco che la soluzione Sala ha un suo perchè. Conosce l’ambiente, compreso lo staff, conosce i giocatori e anche la tifoseria con la quale ha un credito, dopo aver portato la squadra ai playoff. Un ritorno al passato che fa rima con quando il settore giovanile produceva allenatori vincenti a raffica. Si pensi a Cusatis, preso da Vavassori dalla Juniores e poi vincente in campionato con un seguito di carriera comunque di spessore o ancora Alberto Colombo, sempre un’intuizione vavassoriana, ora capolista nel girone C col Monopoli e prima a Pescara. Oppure, A Banchieri al Messina e Longo c al Crotone e secondo di Novelli a Busto. Quindi, non sempre prendere da fuori paga, si pensi a Bonazzi, Vargas e Prina che dopo Busto sono praticamante spariti dal calcio professionistico, il solo Javorcic è stata scelta vincente, ma uno su quattro è sempre troppo poco. Chissà che con Sala si inverta il trend e la cantera torni a fare la differenza
Flavio Vergani