Urgente terapia intensiva

Con tutta probabilità sarà stata una notte insonne per Mister Colombo e per il Direttore Turotti dopo l’ennesima delusione della stagione. Il tecnico ha fatto capire che medita l’abbandono, più facile che, visti i suoi trascorsi, si trovi una soluzione meno penalizzante per questo figlio della Pro Patria al quale è stata affidata un’impresa davvero difficile dopo la politica di saving sempre più stringente attuata dalla Presidente Patrizia Testa. Lo scorso anno il filotto di cinque partite vinte fecero saltare il banco, quest’anno il colpaccio non è riuscito e con poche fiches difficile pensare di diventare milionari. Vendere i pezzi pregiati e non sostituirli è il sogno di tutti, ma pochi ci riescono. Turotti è bravo, ma i pani e i pesci ancora non li moltiplica.

Sorprende l’immobilismo tenuto durate il periodo di ferie natalizie, che ricordiamo obbligatorio per contratto, che poi qualcuno sia rimasto a Busto, o a Milano o sia volato ai Caraibi, poco cambia, comunque non sarebbe stato possibile obbligare gli atleti ad un lavoro non contrattualizzato. Però, è vero che i giocatori avevano il diritto di riposarsi, non si è capito quale novità si sarebbe potuta mettere in campo con la Giana. E, in effetti, non si sono viste novità. La squadra gioca, si atteggia e si pone nello stesso modo.

Una squadra che non picchia.

Un cartellino giallo per simulazione, questo il risultato del vigore agonistico dei tigrotti in una gara che se fa paure chiamarla decisiva, chiamatela determinante, ma la sostanza non cambia. Dato, Pocorobba Tramezzani, Boscolo e Toniolo rimangono on demand per spiegare come si affrontano queste partite. Coltello tra i denti?

Una squadra che non parla

In campo, non sembra esserci comunicazione, sostegno reciproco, senso di squadra. Non sembra neppure chiaro chi sia il leader del gruppo, il faro illuminante. Manca la percezione di un leader carismatico in grado di farsi seguire e che abbia credibilità. Manca quello che è capitato nel Milan con il nuovo tecnico che ha ribaltato lo stile piatto di Fonseca. Si percepiscono tanti individui scollati. Da capire i vari Alcibiade, Nicco, Beretta e Terrani cosa pensano a tale proposito e perché non si pongano come gruppo di esperti a disposizione dei più giovani. Ieri, chi ha osato reclamare con l’arbitro e dare un senso di voglia di vincere è stato Pitou che è un classe 2004. Qualcosa non funziona.

Una squadra che non ci crede

Il vantaggio avrebbe dovuto mettere le ali ai piedi dei tigrotti, invece la percezione che il vantaggio sia stato vissuto come una casualità per nulla influente sul morale, sulle proprie certezze, sulla possibilità di spaventare gli avversari è stata praticamente nulla. La Giana è sembrata mentalmente più quadrata, non ha perso il controllo e ha iniziato a risalire la china certa del proprio gioco, delle proprie capacità. Una differenza sostanziale per chi è nei quartieri alti o bassi della classifica, perché questo è un dettaglio che fa la differenza.

Una squadra che non c’entra

La Triestina non c’entra niente con chi lotterà per i playout. Potenzialità e quadratura datale dal tecnico Tesser fanno pensare che gli alabardati presto saranno fuori dal gioco. Per cui, la prima posizione da inseguire per essere fuori dagli spareggi è a sei punti di distacco, anzi, sette, visto che parliamo della Giana. La Pro Patria ha un calendario terribile: Feralpi Salò, poi Vicenza e poi Novara. Tenere in vita la speranza di aggancio significa mettere mano al portafoglio, investire la plus valenza Castelli e trovare una unità di intenti fin da subito. Diversamente, si corre il rischio di dover giocare per la migliore posizione per i playout a poche giornate dall’inizio del girone di ritorno.

Una premiazione che non c’entra

La diagnosi è grave , trattasi di realtà e non di percezione. Davvero ci sembra fuori luogo attribuire premi a chiunque , giustificati da cosa? Da un mezzo punto in più in pagella tra 5,5 e 6? Chi francamente può attribuirsi meriti tali da rendere il suo mese di Dicembre diverso da quello degli altri, visti i pessimi risultati? Anche questi dettagli contribuiscono a far percepire un senso di gravità della situazione che non può prevedere premi visti i risultati che la squadra ha prodotto negli ultimi mesi.

Un’ urgente terapia intensiva

Serve agire subito e in profondità, agendo alla radice del problema, o forse dei problemi. Le attese prolungate hanno peggiorato la situazione in modo molto grave. Ora, non è possibile attendere e neppure sbagliare mossa, dopo le molte sbagliate fino a qui. Anche gli eterni ottimisti, quelli che “non mettevano neppure in dubbio che la Pro Patria potesse lottare per salvarsi”, si convincano che non sono sempre gli altri che stanno peggio e che non esistono dei e dee da venerare sempre e comunque e almeno riconoscano che chi ha avuto il coraggio di dire prima quello che adesso dicono gli altri  lo facevano a ragion veduta e non per il gusto di farlo.

Flavio Vergani

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