Coppa Italia: Vicenza – Pro Patria 3-2

Quarta sconfitta consecutiva per la Pro Patria che cade a Vicenza, dopo i tempi supplementari, e dice addio alla Coppa Italia.

Il pessimismo regnante tra i tifosi, dopo le tre sconfitte consecutive in campionato, aveva convinto i più che a Vicenza non ci sarebbe stata storia. Invece, la prestazione gagliarda dei tigrotti ha di fatto colorato la sconfitta con tinte meno scure per i più realisti, con picchi di entusiasmo, francamente eccessivo, per altri.

È arrivata comunque una sconfitta, si sono incassate due reti nei primi minuti di gioco, si sono incassate tre reti e una su calcio d’angolo, ossia è stato proposto tutto il catalogo di errori commessi dalla squadra da inizio campionato, senza correggerne uno. Poi, è vero che va premiata e segnalata la reazione al doppio svantaggio che ha portato al pareggio con Citterio e Parker ( su rigore), è vero che alcuni giocatori hanno risposto “presente” alla chiamata di Mister Colombo, fra tutti Piran che ha replicato con i fatti alle esclusioni dall’undici titolare, comunque giustificate da un inizio di campionato da dimenticare, ma è anche vero che rimangono immutati i problemi cronici finora evidenziati.

Non è cambiato neppure il dopo partita quando il portiere Mangano ha replicato le puntate viste in precedenza firmate da Ndrecka e Saporetti, dicendo che “abbiamo regalato venti minuti al Vicenza a causa di un approccio sbagliato alla partita”. Succede spesso, succede quasi sempre, è visibile a tutti, inutile farlo presente a fine gara,  adesso occorre passare dalle parole ai fatti e invertire il trend trovando soluzioni che fanno solo rima con giustificazioni, ma hanno ben altro valore e generano un’altra parola ossia soluzioni.

Sperare di invertirlo solo contando sul fatto che dopo la gara col Vicenza si prospettano partite casalinghe abbordabili sembra non bastare. Si rischia di sfuggire alla realtà affidandosi alla superstizione, alla scaramanzia che offuscano e nascondono i problemi sperando di risolverle non con la propria forza, ma contando sulla debolezza degli avversari.

Giana, Arzignano, Trento e Lumezzane erano squadre ampiamente alla portata dei tigrotti, ma affrontate tutto nello stesso modo, con lo stesso approccio e con poca cazzimma hanno restituito un punto. Illudersi che cambiare il nome in Fiorenzuola possa bastare per ribaltare la situazione è davvero utopistico. Serve ben altro.

Flavio Vergani

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