La Pro Patria si prepara per il match di sabato sera, anticipo assurdo dovuto ad una motivazione ancora più assurda, ossia il recupero della gara col Fiorenzuola da parte del Vicenza. Un fatto successivo alla stesura del calendario, che a dispetto di ogni rispetto verso i tifosi, viene risolto penalizzando con un colpo di spugna fottendosene degli impegni di chi aveva costruito il proprio calendario tenendone conto. Non tutti sono disoccupati cronici o potenzialmente in grado di sacrificare impegni familiari, lavorativi o personali per seguire la Pro Patria che ha la sua importanza, ma fortunatamente ci sono altri valori prioritari nella vita delle persone.
Un match perfetto per la domenica alle 14,30, con la temperatura mite della primavera, che, grazie al nome pieno di fascino degli avversari, avrebbe richiamato tifosi ma anche sportivi, ossia amanti del calcio, anche se non a tutti i costi. Invece, le società hanno venduto anima e corpo pur di avere il poco sicuro al posto del forse, accettando orari e giorni dei match assurdi che stanno depopolando gli stadi. Il poco non basterà, la selezione sarà naturale e piano piano la categoria si concentrerà di squadre che si potranno permettere un allenatore libero nel gestire una formazione e soprattutto di cambi non vincolati alla presenza di “under”, giovani più o meno dotati, spesso meno che più, che vengono “avviati allo sport” consentendo alle società di incassare contributi vitali per la sopravvivenza. Un avviamento che spesso si interrompe nel preciso momento che l’under non è più tale e da indispensable diventa un esubero per la categoria. Insomma, una categoria tenuta in piedi in larga parte da soluzioni che non esaltano la qualità delle rose con la conseguenza di un livello medio sempre più basso. Si pensi alla Pro Patria dei Cozzolino, Giannone, Calzi, Serafini, Nossa, Bruccini , senza scomodare quella del Dream Team , per comprendere come sia sceso il livello medio della categoria.
Il Vicenza di patron Rosso fa parte delle squadre top della categoria che investe una fortuna per tentare il salto di categoria senza che questo gli riesca. Destini comuni a Padova e Triestina che da tempo cercano la promozione senza trovarla. Pensare che gli basterebbe un Turotti per svoltare, pensate a cosa farebbe il nostro Direttore con un budget del valore di sei o sette volte quello biancoblù. La Pro Patria costruita con budget a tre cifre è ormai stabili intorno alla decima posizione, se tanto mi dà tanto l’equazione diventa semplice. Un valore assoluto quello di Turotti che porta molte gioie ai tifosi, ma anche molti rimpianti, visto che l’impressione è di avere in garage una Ferrari senza avere le possibilità di usarla sempre per i costi del carburante. Se pensiamo ai risultati della squadra con Javorcic, promosso con il Sud Tirol, con Gatti, ora in serie A con Caprile e Pierozzi, piuttosto che il campionato importante di Latte Lath in Inghilterra, è facile capire di come sarebbe stato possibile bagnare il naso a squadroni spendaccioni che non riescono a dccollare. Togli alla Pro Patria gli under obbligatori, conferma qualche top di annata e quanto accaduto finora a metà, ossia girone di andata dello scorso anno e girone di ritorno di quest’anno quadrerbbe all’intero e darebbe finalmente una soddisfazione piena ad una generazione che ha dovuto spesso soffrire e poco gioire. A proposito di Pro Patria, di Vicenza e di rendimento da serie B, queste due squadre sono le protagniste del 2024, visto che dopo il Mantova con 27 punti, Vicenza e Legnago sommando 24 punti e la Pro Patria 23 punti. Insomma, in piena zona promozione nel nuovo anno, dopo un 2023 tutto da dimenticare, in particolare quel girone di ritorno firmato Vargas che ha spento i sogni bustocchi, accendendo quelli lecchesi. L’occasione è ghiotta, se con un occhio ci si deve guardare alle spalle, con l’altro si potrebbe puntare ad un playoff da protagonisti, ossia diverso dai precedenti nei quali la Pro Patria uscì di scena fin troppo presto. Il sogno di un Lecco due vorrebbe dire troppo, ma almeno un po’ di partite Var assisstite non sarebbero male, magari un incrocio con l’Arezzo dell’amico Massimo, un occasione per vedere lui e visitare la sua splendida città. Insomma, sognare non costa niente, la Ferrari è nel box, un giro in grande stile ce lo meriteremmo.
Flavio Vergani