Santi, autolesionisti e senza autostima
Oggi per continuare ad essere tifosi della PRO occorre essere in odore di santità e corredare lo zaino d’ordinanza con cardiotonici ed antidepressivi per alimentare i sentimenti di rito ovvero pazienza, fiducia con un buon contorno di autolesionismo e scarsa autostima.
Tra fantasmi e recidivi errori di Sandro Turotti
Ancora una volta, dopo l’anno “horribilis” appena vissuto, siamo ricaduti in ormai consolidati errori di scelte da parte del nostro responsabile sportivo e di presunta programmazione, con ambizioni annesse, da parte della società condivisa su atti notarili ma ancora univoca sotto l’aspetto della presenza persistendo la costante riservatezza dei personaggi che ci celano dietro l’etichetta di una fiduciaria, seppur in parte involontariamente rivelatasi e fino a ieri gelosamente custodita nelle segrete del castello Speroni, frequentato ormai più da fantasmi che esseri viventi.
Come evitare il Minotauro
La domanda ormai persistente e logica che serpeggia sulle tribune, sempre più frequentate da pochi ostinati eletti, risulta sempre la stessa ormai polverosa ovvero come uscire da questo dedalo per cercare di trovare una strada, anche se difficile ed impervia, per non incontrare il Minotauro che ci condanni ad un destino già vissuto e forse con scadenza anticipate rispetto alla fine temporale del campionato. Panorama futuribile da far tremare i polsi ma forse semplice epilogo quasi definito, senza improbabili tentativi di modifica in corso con interventi sul timone della barca in avaria, e sacrifici anche economici per invitare qualche nuovo ospite che possa fornire qualche garanzia di continuità, affidabilità ed esperienza. Restano evidentemente più desideri di un tifoso che effettive possibilità di attuazione ma solamente in questo modo, con archivio di critiche a mio carico, potrebbe essere ipotizzabile un tentativo di riaprire una porta oggi particolarmente appena socchiusa.
Fisici di Capodimonte
Uno dei punti dolenti è stato sicuramente l’indisponibilità prolungata per alcuni componenti della rosa programmata e quindi sarebbe auspicabile una revisione delle fasi di una preparazione atletica fino ad oggi negativa per proporre in campo non preziose ma fragili ceramiche di Capodimonte, con assidue frequentazioni presso centri di cura, ma veri rappresentanti di una categoria capaci di essere protagonisti sulle corsie di un rettangolo verde.
Pianto “Greco”
Anche il nostro responsabile tecnico per il quale i risultati sono sulla soglia della porta solo a causa di un ritardo di preparazione e conseguente imperfetta organizzazione dei movimenti tra reparti dovrebbe evidenziare difetti lapalissiani agli occhi di tutti gli osservatori quali evidenti e marchiani errori in fase di marcatura e schieramento in fase di non possesso con incapacità di coprire alcune zone del campo lasciate colpevolmente libere permettendo agli avversari di poter fare scambi senza alcuna pressione creando pericoli costanti per la nostra retroguardia.
Giganti di argilla
Sembra quindi che la nostra squadra, costruita anche sicuramente con elementi di comprovata esperienza vissuta anche in categorie superiori, possa definirsi un gigante ma con i piedi di argilla, considerando il deficit accusato in fase difensiva dove la vendemmia degli avversari si é rivelata copiosa ma soprattutto senza particolari difficoltà di messa in opera. Essere buoni samaritani é evangelicamente ammirabile ma l’autolesionismo già citato é una caratteristica comportamentale che non porta alcun frutto ed accresce solamente i sorrisi degli avversari di turno.
Due è meglio di una?
Non comprendo altresì se la dicotomia societaria abbia potuto influire fino ad oggi su eventuali disponibilità economiche e scelte dirigenziali non appropriate ma certamente, a mio avviso, non ha portato contributi ottimali né dietro le scrivanie, in termini decisionali, né oltre le mura dello Speroni dove la tifoseria si ritrova con una sequenza di sentimenti tutti negativi quali sconcerto, delusione, sfiducia scivolando in quello più pericoloso ovvero il disinteresse che porta a disertare gli spalti dello stadio destinato in questo modo a rivivere i tempi oscuri della epidemia sanitaria.
Vasi di coccio
In sintesi l’immagine più assimilabile ad una cruda realtà é quella mutuata dal capolavoro di manzoniana memoria ovvero quello di essere il vaso di coccio in mezzo a vasi ferro dove qualunque urto accidentale provoca danni irreversibili.
Servirebbe l’acciaio, ma va bene anche la gommapiuma
Impossibile quindi irrobustire la struttura con nuove doghe in acciaio, assolutamente oggi non reperibili in commercio, avendo come unica soluzione quella di limitare le collisioni con strati di gommapiuma ovvero, uscendo dalla similitudine anche tentativi di cambi di modulo, anche più flessibili secondo le esigenze, potrebbero rivelarsi un paracadute per evitare cadute rovinose.
Crespuscolo o aurora? Questo il dilemma
Per concludere potendo consultare le pagine del libro del domani vorrei trovare una risposta ad un dubbio ormai consolidato nella mente ovvero se stiamo vivendo ancora il crepuscolo di una società in involuzione nascosta o AURORA, appena definita nella nebbia d’autunno, che ci possa trasmettere qualche certezza e frammenti di fiducia in relazione agli obiettivi dichiarati.
Sandro Lupidi












