Difficile esprimere giudizi sereni dopo tale atroce delusione con una tempistica forse troppo recente di eventi che hanno demolito le nostre residue ma non convinte speranze in quanto non confortate dal nostro sofferto percorso nel campionato appena concluso ma sicuramente non é giusto somatizzare quanto accaduto semplicemente giustificandolo come scontato ed inevitabile.
Maglia sudata o solo indossata?
Nessun confronto in qualunque attività sportiva può essere catalogato come impossibile o non rimediabile se affrontato con giusta cattiveria agonistica e voglia di buttare il cuore oltre l’ostacolo, con la determinazione personale quale scrigno di volontà feroce di lottare in ogni momento dell’incontro per dimostrare, sopra tutto a noi stessi, di avere profuso veramente tutte le nostre energie al servizio della squadra e per rispetto verso i compagni onorando i colori indossati.
Naufraghi senza nè arte, nè parte
Al contrario l’ultimo incontro decisivo con le bianche casacche, con gli scudetti ormai sbiaditi da decenni, ha dimostrato quanto troppi interpreti abbiano vissuto questa imprevista coda del campionato come un dovere contrattuale e non certo una spiaggia da raggiungere a qualunque costo vivendo le fasi di un naufragio inglorioso come atto finale di una parentesi sfortunata della carriera da gettare nelle “spam” dei ricordi in attesa di sottoscrivere al più presto un nuovo contratto con società che dimostrino maggiori aspirazioni ed una maglia meno complicata in termini di colori e dove forse la tinta unita potrebbe essere più elegante rimirandosi allo specchio.
Uomini o caporali?
L’anagrafe come di consueto condiziona le mie valutazioni e quindi é troppo facile fare nel tempo qualche passo a ritroso e ricordare certi nomi che hanno fatto la storia di questa società dove l’UOMO protagonista ha fatto di questa maglia una seconda pelle vivendola intensamente ed emotivamente, amandola anche oggi per non dimenticare un passato talvolta tremendamente difficile (vero Serafini!!) o talvolta solo sportivamente coinvolgente (vero Tramezzani!!).
Un mondo di mercenari
Oggi é forse improponibile pretendere esempi di questo tipo dove la scelta del giocatore viene determinata da parametri che sono prettamente pratici (validità economica del contratto -società con ambizioni dichiarate – garanzie di costituire elemento fondamentale nello scacchiere dell’organico ) e quindi dovremo rassegnarci ad assistere al passaggio veloce di presunti protagonisti forse di giornata in uno scenario di un teatro dove viene proposta una “piece” non sempre con un finale a tinte rosa.
L’algoritmo del silenzio
Restando quindi in tema alziamo il sipario per assistere ad una nuova rappresentazione di cui solo il prossimo futuro sarà in grado di delineare i contorni sia di Categoria sia di aspirazioni nel domani oggi ancora affidati a comunicazioni dettate dall’algoritmo dei silenzi o talvolta da notizie che forse, al di là delle certezze, sono figlie più della nostra voglia di prospettive confortanti anziché di una realtà ancora lungi da essere progetto in costruzione.
Scenario embrionale
Lo scenario in pectore quindi, per i suddetti motivi ancora allo stato embrionale, viene disegnato con molte sfumature di colore appena definite anche se le frammentarie informazioni che trapelano dalla tradizionale foschia padana raccontano della volontà da parte della nuova società di cercare tutte le soluzioni possibili per garantire un domani più sereno nella auspicata continuità della frequentazione della categoria.
Dall’inferno al limbo
Siamo quindi nella “sala limbo” dove si affollano impazienza e speranze di poter avere una prospettiva definita che abbia una prerogativa di affidabilità nel tempo, almeno sulla carta, proponendo interpreti credibili e serietà di impegno ed applicazione al ruolo assunto e che abbiano desiderio di vivere stagioni sportive nel nome della competitività e con aspirazione di essere protagonisti e non semplici comprimari.
Trattino verticale o orizzontale?
Per una volta il nostro “domani” quindi dipende anche assolutamente da eventi più dipendenti da matematica e contabilità, dove le scrivanie si sostituiscono al rettangolo verde per decidere le sorti condizionate da situazioni problematiche di altre società e dove il breve trattino orizzontale può trasformarsi per i nostri colori in qualcosa di gratificante aggiungendo semplicemente un segmento verticale ovvero recuperando, forse in modo insperato, quella posizione faticosamente conservata in questi anni dopo il colpevole tentativo di gettare alle ortiche il nostro picciolo patrimonio e tuttavia utilizzando questa esperienza quale palestra di vita per non ricadere in simili errori di valutazione a tutti i livelli ed attuare logiche di scelta dettate solo da professionalità e trasparente volontà di raggiungere obiettivi programmatici ben definiti.
La Pro Patria non è l’INPS
Porta chiusa quindi ad interpreti che vengano proposti solo per un passato di prestigio a stellette lucenti e che ritengano il palcoscenico biancoblù solo opportunità economica per garantirsi un contributo pensionistico sicuro in quanto in casa Pro Patria l’argomento per quanto riguarda “colf e badanti” é già stato rubricato come non produttivo alla causa.
La vita per definizione non é sinonimo di certezze ma tuttavia evitiamo almeno in partenza forme di autolesionismo!!
Sandro Lupidi