La coperta troppo corta

Perdere senza meritare non è un merito, anche perchè non è la prima volta che accade. Sarebbe bastato poco per vincere, vista la modestia della Triestina, quel poco che la Triestina ha trovato e la Pro Patria no. Per cui, serve essere più realisti del re. Se si perde quando non si merita cosa accadrà quando lo si sarà meritato? Stesso identico risultato: sconfitta.

Quanto accaduto ieri al “Rocco” non è niente di diverso di quanto già visto nel recente passato. Il turnover ormai da sempre è sinonimo di sconfitta. Far riposare quelli bravi sperando che quelli meno possano compensare la stanchezza dei primi è equazione sbagliata in casa Pro Patria. Lo si sa da sempre e ieri è stato confermato. Meglio quelli bravi stanchi, piuttosto di quelli meno bravi freschi. Il commentatore di Sky faceva presente l’assoluta inutilità dei cambi in casa Pro Patria. Citava una statistica che lasciava senza fiato. Nessun beneficio, anzi danni copiosi nei secondi tempi e con i subentrati in campo. Ieri solito goal sul finale di partita, ossia dopo i cambi che avrebbero lo stesso obiettivo del turnover e che producono lo stesso risultato negativo.

Cosa avrebbe potuto dare alla Pro Patria quel poco che mancava per essere migliore della Triestina? Risposta: il gioco. Mister Sala è stato chiaro qualche settimana fa, quando ha detto che “occorre semplificare il gioco”. Una conseguenza del fatto che la squadra non ha un playmaker in grado di dettare i tempi, far girare la palla ( molti fanno solo girare le palle!) e innescare le punte. Insomma, un leader senior alla Fietta e alla Bertoni che avrebbe dovuto essere Palazzi ma di questo giocatore si sono perse le tracce. Senza alcun dubbio per l’ex Pro Sesto, che rischia la retrocessione bis, la pole position della delusione dell’anno. Gli passa il testimone Marano, altra delusione cocente del centrocampo biancoblu dello scorso anno. Seconda delusione dell’anno in fatto di produttore di gioco è Pitou. Su di lui si erano concentrate le speranze di tutti per un anno che lo avrebbe potuto lanciare nel calcio che conta, dopo i positivi segnali dello scorso anno. Purtroppo, il giovane francese ha dato dimostrazione delle sue qualità solo in modalità “giocoliere”, mettendo in mostra colpi esteticamente apprezzabili, ma con discontinuità e senza mai produrre un vantaggio per la squadra e quindi nemmeno per lui. Un campionato in ombra che sta penalizzando il gioco dei tigrotti e la sua carriera che rischia di eclissarsi appena dopo essere sorta. A centrocampo sono rimasti i vari Ferri, Mallamo e Nicco, giocatori che per caratteristiche sono più propensi all’interdizione che alla produzione di gioco.

Se il gioco non nasce a centrocampo diventa difficile trovare lo spunto là davanti, dove la squadra è Beretta dipendente. Rocco è un cobra da area di rigore, ma gli serve un raccordo, ossia qualcuno che dialoghi con continuità. Davvero difficile pensare che la verticalizzazione del gioco tramite lanci lunghi possa favorire l’ex lecchese. Toci è invece la terza grande delusione della stagione. Anche per lui il rischio è di una retrocessione bis, dopo quella con la Pro di Sesto San Giovanni. Il ragazzo si impegna, si danna l’anima e questo gli va riconosciuto, ma il tabellino dei goal è fermo a quota zero. Ultima punta dell’attacco tigrotto è quel Curatolo che aveva già deluso lo scorso anno, per cui il suo valore era noto, per cui inutile chiedere di più.

La squadra di Sala-Caniato mostra senza alcun dubbio una diversa quadratura difensiva, sta migliorando a livello mentale, ma la coppia di allenatori non può certamente trasformarsi in prestigiatrice. La realtà tecnica della Pro Patria è questa, è assodata ed è aleatorio parlare di sfortuna, di meriti mancati e di partite stregate. La rosa è una coperta corta, inutile pensare a turnover salubri o sostituzioni strategiche in grado di sorprendere gli avversari. Lo dicono i numeri, purtroppo. La salvezza dovrà passare dalle prestazioni di un ristretto numero di giocatori in grado di fare la differenza. Inutile allargare il fronte e coinvolgere chi ormai da tempo ha fatto capire di essere mentalmente e fisicamente non in grado di dare un contributo importante. La formula della Pro Patria degli ultimi anni prevedeva dei senior come Fietta, Le Noci, Colombo, Santana in grado di dare qualità al gioco e un contributo di coaching per i giovani e dei ragazzi come Caprile, Pierozzi, Mora, Latte Lath e Moretti,  oltre a tanti altri in grado di mettere in campo la voglia di emergere, la determinazione di farsi notare, la freschezza della gioventù. Una formula che quest’anno manca di qualche senior che scalda da troppo tempo la sedia dell’infermeria o la panchina e di troppi giovani che non hanno mostrato le doti dei loro predecessori, o forse non si è riusciti a tirare fuori il meglio da loro a causa della precedente guida tecnica. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.

La speranza è che chi finora non ha mostrato le unghie del tigrotto possa farlo nel finale di stagione regalandosi e regalandoci una salvezza troppo importante per essere mancata. Chi ieri era a Trieste e prima a Trento se lo meritano più di tutti gli altri, almeno fatelo per loro!

Flavio Vergani

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