Ultimo turno di campionato casalingo per la Pro Patria che riceve la Virtus Verona. Tigrotti praticamente salvi chiamati a dare una risposta allo scetticismo dei tifosi, o di larga parte di loro, che sui social, ma non solo, hanno manifestato la quasi certezza che i playoff non saranno raggiunti dai tigrotti. Le gare di Fiorenzuola e di Caravaggio hanno convinto i più che i biancoblu abbiano già tirato i remi in barca, dopo il raggiungimento della salvezza. C’è aria di rassegnazione tra i tifosi, da capire se questa percezione corrisponde alla realtà dei fatti e lo scopriremo solo vivendo.
Vivendo la partita con i veronesi e poi con la Pro Sesto, due gare largamente alla portata della Pro Patria di inzio 2024, ma non di quella di fine 2023. Una squadra double face che ha lasciato sconcertati i tifosi che hanno assistito a partite davvero di qualità contrapposte a gare inqualificabili. Una modalità picchi e flessi che ha aperto il tema della fragile solidità della squadra di Mister Colombo non sempre in grado di autocrearsi motivazioni forti per trovare la massima performance.
Certamente una finale senza playoff sarebbe una delusione per una squadra che ha mostrato di poter essere quella che è stata quando ha voluto essere. La partita con la Virtus Verona darà una risposta alla domande dei tifosi sull’effettivo fuoco che ancora arde tra i tigrotti.
Se playoff non saranno, la stagione di chiuderà con molti rimpianti, qualche delusione di troppo, qualche sorpresa in meno rispetto alle aspettative e qualche conferma mancata. Il sipario si riaprirà il prossimo luglio, nella speranza che Patrizia Testa decida di iscrivere ancora una volta la squadra. Diversamente servirà trovare un’alternativa che possa garantire il futuro della Pro Patria. Dato per scontato che candidati locali non sembrano esserci, lo sguardo dovrà necessariamente allargarsi a provenienze oltreconfine bustocco, con tutti i rischi del caso ( Gruppo Citarella insegna). Gruppo che abitualmente danno poca importanza al blasone o alla storia della squadra, ma ai suoi assets, dicasi valore delle strutture, potenzialità di scalabilità del progetto, valore del settore giovanile, valore del parco giocatori, possibilità di costruire quello che tutti vogliono costruire ( ma pochi fanno), ossia lo stadio o un impianto sportivo. Indicatori che in casa bustocca non brillano. L’ultimo che era venuto per costruire si chiamava Savino Tesoro, sono passati anni, ma l’area virtualmente promessa per la costruzione è ancora diroccato in zona Stazione Nord, il penultimo si chiamava Pietro Vavassori, al quale erano stati promessi aiuti per “mila euro” per sostenere il progetto, ma gli anni sono passati e i “mila euro pure. Poi, sono arrivati gli Ulizi, i Nitti i Collovati e i Citarella, che a occhio non conoscevano la storia della Pro Patria, il suo blasone e il prestigio della maglia, per cui, qualcosa di diverso deve averli affascinati, anche se fu amore a prima vista, ma di soli pochi giorni e senza dubbio è stato meglio così.
Sperare che arrivi uno da fuori amante del blasone e disinteressato agli assets aziendali è esercizio di puro ottimismo. Sperare non costa niente, essere realisti è ugualmente gratis e dannatamente più vicino alla realtà.
Flavio Vergani