Siamo sempre onorati di ricevere contributi di spessore come quello da sempre garantito da Silvio Peron che ha scritto da decenni la storia della Pro Patria sulle colonne della mitica e evergreen “Prealpina”. Grazie Silvio!
All’improvviso il mondo alla rovescia. O forse no. Sulla ruota di Busto Arsizio escono nuovi numeri. Uno, due, tre grani di mais sulle caselle giuste e la tombola è servita. E almeno per ora i conti tornano. Tre match, nove punti e l’acqua scende sotto le spalle. La Pro Patria respira, i tifosi sospirano, la società allontana i fantasmi, la classifica non è bellissima ma neppure da brividi. Chi l’avrebbe mai detto dopo un girone di andata che definire complicato è un eufemismo? Questo mondo alla rovescia è un mariuolo da cui stare lontano. Ora il rischio è di sentirsi appagati, di avere la pancia piena, di spruzzare naftalina sulle critiche, anche feroci ma legittime. Riflettere distaccandosi dalla tentazioni aiuta a cogliere i difetti e aggiustare il tiro, mantenendo la rotta, per affrontare la volata finale con rinnovate certezze. Qui, intesa come società, è abolito il detto secondo cui chi più spende meno spende. Qui la spesa deve essere oculata per non capottare. Per dirla alla Turotti è d’obbligo un mercato creativo. Creativo o no un po’ di mercato, con pochi soldi e le idee che alimentano l’azione del d.s., sarebbe utile ma potrebbe collidere con la ritrovata
solidità del gruppo. Un gruppo di nuovo a suoi agio e al quale l’allenatore Riccardo Colombo ha dato voce. Come? Cambiando coraggiosamente i fattori per cambiare il
prodotto. Il mister fa pensare a un tecnico distaccato che domina le emozioni. Sbagliato, come è sbagliato appiccicargli l’etichetta di “amico dei giocatori”, quindi le sue scelte
sarebbero condizionate. La moda è nota: si ricorre al modulo per definire quello che, da sempre, è mantra del calcio. Ossia adeguare il sistema di gioco ai giocatori in rosa. Le
mezze ali, per esempio, interpretano il ruolo con le loro qualità, i tre quarti hanno libertà d’azione e non danno punti di riferimento. Le ali non avevano bisogno di radicali
cambiamenti essendo abili nella corsa e brave nell’interdizione. Risultato: in campo si sta diversamente, ci si diverte di più, la difesa tiene (e il portiere para il passibile), l’attaccante,
alias Castelli, ha ritrovato il feeling con il gol. Troppa grazia Sant’Antonio? Beh, un po’sì ed è necessario, anzi obbligatorio, restare sul pezzo. La squadra, tutta la squadra, potrebbe
eccepire: se perdiamo ci bastonano, se vinciamo dobbiamo pensare di averle buscate? La risposta la danno i tifosi saltando con loro, come è avvenuto con il Novara, quest’anno
battuto due volte, e gratificando i tigrotti per le recenti prestazioni. Tre partite del girone di ritorno, due successi esterni in altrettanti scontri diretti. Tanta, tantissima roba mentre si
staglia la sagoma dell’Albinoleffe. Prossima fermata, per i bergamaschi, lo stadio “Speroni” tornato ad essere fiero dei propri giocatori. Con questi ospiti c’è un conto aperto
soprattutto per gli schiaffoni che, nello scorso campionato, hanno rifilato ai bustocchi. Una rivincita per anche per i tifosi, non solo per i soliti noti per il quali la Pro Patria viene
prima di tutto. Ma sul capitolo stadio con larghi vuoti si potrebbe scrivere un romanzo da premio Strega. E qualche capitolo di quel romanzo coinvolgerebbe non solo i supporter.
Silvio Peron
(Giornalista de “La Prealpina”)