La copertina del match sembrava di lusso, patinata e pienamente a tema con le luci di Natale. Verona, città che evoca musica di classe, l’Arena e le piazze storiche. La Pro Patria evita il bello e si accontenta solo di vivere l’aspetto più noto della città, ossia la tragedia di Giulietta e Romeo di Shakespeare, scegliendo la parte della vittima. Il tutto si consuma in uno stadio, o meglio un campo, senza tribune frontali, con un curva in prefabbricato, una decina di alberi dietro le porte e un “camanotto” o simil baita che si nota sullo sfondo e da dove in molti guardano la partita dalla finestra, per evitare il freddo invernale di una serata dicembrina. Tutto davvero deprimente.
Data e ora della tragedia decisi dalla mente eccelsa dei decision maker della Lega, che proseguono imperterriti nel demolire il calcio di serie C. Un campo senza neppure l’area tecnica disegnata davanti alle panchine, tanto le stesse confinano col terreno di gioco. L’unica cose che è parsa degna della categoria è stata la luminosità dei fari,” conditio sine qua non” richiesta dalla televisione per garantire la carità offerta alle società in cambio della diretta. Società che si sono piegate a tale ricatto per una manciata di euro nella speranza che sia per sempre, perchè i tifosi non torneranno mai, le televisioni potrebbero andarsene sempre. Un contratto unilaterale che potrebbe davvero scrivere la parola fine sul calcio di terza serie.
Passiamo alla partita che inizia come al solito, ossia, la percezione è quella di Legnago, Pro Patria più forte dell’avversario con un buon inizio che riproponeva una versione basic del famoso pressing firmato Javorcic e locali spaesati e incapaci di imbastire un’azione di gioco degna di tale nome. Poi, Mister Fresco dimostrava quanto serva l’esperienza per leggere le partite al di là di schemi consolidati, difesi con le unghie anche di fronte ad evidenze chiare, cambiava il modulo della sua squadra che cominciava a respirare. Niente di trascendentale, sia chiaro, ma sufficiente a spegnere le velleità dei tigrotti ai quali i locali prendevano le misure neutralizzandoli.
Nel secondo tempo accadeva quanto accaduto nel turno precedente con l’Alessandria. La Pro Patria si spegneva e i locali passavano in vantaggio. Ci vedeva lungo ancora una volta Mister Fresco che inseriva Begheldo al posto di Demorivic e il nuovo arrivato la metteva dentro. La modalità del goal è la stessa, rimessa laterale mal gestita e Rovida trafitto a testimonianza che davvero si fatica a percepire miglioramenti e lezioni proattive dai precedenti errori. Capitano sempre più o meno le stesse cose, quando arriverà il miglioramento promesso e frutto del lavoro?
Mister Colombo invece, metteva Pitou al posto di Citterio e dopo una manciata di secondi il francese perdeva clamorosamente la palla a centrocampo, Casarotto si involava da solo verso la porta di Rovida che aveva tempo per decidere se affrontarlo fuori dall’area per atterrarlo e subire il rosso in cambio di un finale ancora aperto o farsi infilare dal giocatore avversario. Sceglieva la seconda ipotesi, tanto ci pensava Parker a far finire i tigrotti in inferiorità numerica per un’espulsione attesa dai più, visto il suo nervosismo e l’ammonizione già ricevuta. Il pubblico locale ne aveva chiesta l’espulsione da tempo ed è stato accontentato. La Pro Patria non mette a tabellino nessun tiro nello specchio della porta e questo preoccupa in quanto non si capisce come, quando e con chi gli avanti biancoblu possano diventare pericolosi se non lo fanno con una squadra come la Virtus Verona che con poco o niente è riuscita a vincere la partita. Si fa male persino l’arbitro a fine gara e finalmente l’inutile quarto uomo diventa utile, una volta tanto, anche se per la vestizione i tempi diventano biblici e la sofferenza per il freddo e per il risultato diventa ancora peggiore. In curva tigrotta tanti petti nudi, ma anche qualche rischio multa visto che alla ripresa del gioco Nicco, che oggi ha raggiunto Iocolano nella classifica dei più presenti nel girone A di serie C, ha dovuto invitare alla calma i ragazzi rei di aver salutato in modo poco fair l’Onana della Virtus Verona. Ora, inutile girarci intorno e far finta di niente, normalmente una situazione del genere avrebbe già messo in discussione la guida tecnica da molto tempo, chiedere a Bonazzi o a Prina per conferme, logico che per un allenatore esordiente, cresciuto in casa e sul quale si è scommesso, le logiche sono state diverse e applicata una franchigia di protezione del tutto comprensibile, ora però in vi Cà Bianca è il momento delle scelte che possono passare per due vie: un deciso intervento sul mercato di Gennaio, soluzione molto impattante in termini economici o una soluzione tecnica più esperta che possa ridare certezze a chi le ha perse. Troppi giocatori della Pro Patria che fino a ieri facevano la differenza non la fanno più e chi la faceva in altre squadre nello stesso modo sono diventate comparse. Ci sono giocatori mai sostituiti nel passato, oggi quasi sempre sostituiti, quasi che in panchina ci fossero alternative di pari livello che, francamente non vediamo, seppur le sostituzioni siano del tutto giustificate dal rendimento. Domanda: come mai questo accade? Colpa di chi? Un motivo ci sarà, trovare e risolvere questo quesito diventa prioritario per cercare una salvezza sempre più complicata.
Flavio Vergani
VIRTUS VERONA-PRO PATRIA 2-0 (0-0)
Reti: 23′ st Begheldo (VVE), 32′ st Casarotto (VVE)
Virtus Verona (3-4-1-2): Sibi; Ruggero, Faedo, Daffara; Mazzolo, Mehic (42′ st Toffanin), Metlika, Manfrin (47′ st Vesentini); Demorivic (15′ st Begheldo), Casarotto (47′ st Menato), Zigoni (15′ st Gomez). A disposizione: Zecchin, Voltan, Zarpelloni, Ntube, Cabianca, Lodovici, Ambrosi. Allenatore: Fresco
Pro Patria (3-5-2): Rovida; Minelli, Lombardoni, Moretti; Somma (45′ st Piran), Citterio (31′ st Pitou), Nicco (31′ st Fietta), Marano (31′ st Mallamo), Ndrecka; Stanzani (20′ st Castelli), Parker. A disposizione: Mangano, Bashi, Zanaboni. Allenatore: Colombo.
Ammoniti: Faedo (VVE), Marano (PPA), Zigoni (VVE), Parker (PPA)
Espulso: 35′ st Parker (PPA)
Arbitro: Milone di Taurianova
Collaboratori: Romano di Isernia e Macripò di Siena
IV Ufficiale: Gai di Carbonia